Economia

I Brics sono il futuro

“Addio G7, benvenuto G20.” Questo era il titolo di un articolo dell’Economist sul primo vertice del Gruppo dei 20 a Washington nel 2008 che sosteneva che ciò rappresentava “un cambiamento decisivo nel vecchio ordine”.

 Oggi, le speranze di un ordine economico globale cooperativo, che hanno raggiunto il loro apice al vertice londinese del G20 nell’aprile 2009, sono svanite. Ma non è nemmeno il caso di dire “Addio G20, benvenuto G7”.

Il vecchio mondo dominato dal G7 è ancora più remoto di quello di una cooperazione del G20. Né la cooperazione globale né il dominio occidentale sembrano fattibili. Dunque, che cosa possiamo aspettarci adesso? Purtroppo, “divisione” potrebbe essere una risposta, “anarchia” un’altra.[…]

Sia il momento “unipolare” degli Stati Uniti che il predominio economico del G7 fanno parte del passato. È vero, quest’ultimo è ancora il blocco economico più potente e coeso del mondo. Continua, ad esempio, a produrre tutte le principali valute di riserva del mondo. Eppure, tra il 2000 e il 2023, la sua quota nella produzione mondiale (al potere d’acquisto) sarà scesa dal 44% al 30%, mentre quella di tutti i paesi ad alto reddito sarà scesa dal 57% al 41%.

Nel frattempo, la quota della Cina sarà aumentata dal 7% al 19%. […] Per alcuni paesi emergenti e in via di sviluppo, la Cina è un partner economico più importante del G7: il Brasile ne è un esempio. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva può aver partecipato al G7, ma non può ragionevolmente ignorare il peso della Cina.
Fonte: Wall Street Journal (https://www.ft.com/content/c8cf024d-87b7-4e18-8fa2-1b8a3f3fbba1)

 

Immobiliare

Il nuovo scalo Farini firmato Coima

A quasi sette anni dalla sottoscrizione dell’Accordo di programma per la riqualificazione dei sette ex scali ferroviari milanesi tra Fs Sistemi Urbani, Comune e Regione, parte il lancio della procedura di vendita dell’ex scalo Farini e, in parallelo, dell’ex scalo San Cristoforo, aree che ammontano complessivamente a 360 mila metri quadrati di superficie lorda. L’operazione è stata presentata ieri mattina in uno degli antichi magazzini dello scalo Farini, la cui costruzione risale al 1921 e in cui sarà collocata la nuova sede dell’Accademia di Brera e il limitrofo studentato.Ma ieri il focus era sul terreno esterno alla nuova Brera, un’area dove sorgeranno case in edilizia libera e sociale e un parco lineare di oltre 30 ettari: il 65% dello scalo Farini è destinato al verde pubblico. Nel 2018 il concorso per il masterplan dell’area è stato vinto dal progetto “Agenti Climatici’’ del team Oma e Laboratorio Permanente. Adesso si passa alla fase successiva dell’operazione. L’amministratore delegato di Fs Sistemi Urbani Umberto Lebruto spiega che “la vendita degli scali Farini e San Cristoforo si articolerà in tre fasi. La chiusura della cessione e la scelta dell’operatore immobiliare avverranno entro fine anno. La fine dei lavori? Entro dieci anni”.

Tempi lunghi , perché l’operazione è complessa. Oltre alla bonifica dei terreni, infatti, è necessario lo spostamento della linea ferroviaria Milano-Varese. Lebruto afferma che “l’obiettivo è realizzare un quartiere innovativo, che guardi all’inclusione e alla sostenibilità ambientale”.

Scalo Farini è l’ultimo tassello in centro città su cui i privati potranno investire per un’operazione di sviluppo immobiliare (San Cristoforo rimarrà a verde): “La stima dell’incasso dalla vendita dell’area? Per ora non c’è, i valori di mercato cambiano sensibilmente – prende tempo l’ad di Fs Sistemi Urbani –. L’ex scalo di Porta Romana è stato venduto l’anno scorso per più di mille euro a metro quadrato di slp (superficie lorda a pavimento).

I soldi che entreranno nelle casse di Fs con la vendita dello scalo Farini saranno un tesoretto da investire su altre infrastrutture ferroviarie a Milano: di sicuro 50 milioni di euro per la realizzazione della circle line”, la linea ferroviaria urbana che corre intorno alla città ma a cui manca il collegamento a ovest per chiudere il cerchio. Fs Sistemi Urbani, intanto, sta per concludere la vendita dell’area nello scalo Farini destinata a ospitare l’ampliamento dell’Accademia di Brera (20 mila mq di slp), che sarà affiancata da uno studentato (10 mila mq slp).

Il Comune è soddisfatto per la vendita dei due ex scali, la più lenta tra le sette aree, anche a causa di un ricorso al Tar. “L’iter per la riqualificazione dello scalo Farini ha avuto una partenza un po’ ritardata rispetto agli altri scali, ci sono problemi logistici piuttosto complessi da risolvere da parte di Fs, in primis lo spostamento di una linea ferroviaria”, dice l’assessore alla Riqualificazione Urbana Giancarlo Tancredi”, che sottolinea: “Nello scalo Farini è prevista una quota del 22% di housing sociale. Noi abbiamo chiesto a Fs Sistemi Urbani di incrementare questa quota di alloggi sociali. Ci siederemo a un tavolo a discuterne”. Lebruto assicura che Fs Sistemi Urbani è disponibile a incrementare la quota. Tancredi, infine, fa i conti: “Nei sette scali sono previsti 3 mila alloggi di housing sociale in cui andranno ad abitare 10 mila milanesi”.

Scopri di piu’ sul progetto:  https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/scalo-farini-san-cristoforo-progetto-jvolw3z1

Immobiliare

Montichiello un piccolo gioiello della Toscana

Monticchiello è una frazione del comune italiano di Pienza, nella provincia di Siena, in Toscana.È un tipico borgo medioevale immerso nella campagna senese. Monticchiello sorge a 500 metri sul livello del mare e al 2011 vi risiedevano 202 abitanti.Il 6 aprile 1944 Monticchiello fu teatro di un importante evento della Resistenza: la cosiddetta “Battaglia di Monticchiello”. Un gruppo composto da 70 partigiani resistette combattendo a 450 soldati repubblichini, riuscendo a metterli in fuga. Durante la battaglia persero la vita Mario Mencatelli, poi onorato con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria e Marino Cappelli, catturato dai fascisti e ucciso sul posto.Per accedere al borgo di Monticchiello non si può sbagliare, c’è una sola strada che conduce al suo unico ingresso rappresentato dalla porta Sant’Agata. La porta costituisce una delle più antiche testimonianze della cinta muraria medievale di Monticchiello, cinta in parte ancora visibile grazie ad un camminamento pedonale che parte dalla porta e permette la visione dei resti e di alcune torri. La porta è stata recentemente restaurata e riportata al suo splendore assieme alla torre laterale ed ad alcuni edifici circostanti. Superata la porta si può procedere dritto e imboccare una stradina in leggera salita che porta alla Pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo. La chiesa, dalle forme gotiche e risalente alla seconda metà del XIII secolo, si propone con una ampia scalinata antistante. La facciata, realizzata in blocchi squadrati di arenaria, appare divisa in due parti, nella parte inferiore emerge un bel portale in travertino lavorato. L’interno, ad unica navata, conserva alcuni interessanti affreschi trecenteschi anche se molti di essi sono andati perduti. Sul fianco della chiesa una bella benchè semplice piazzetta alberata che rappresenta il cuore del borgo così come quella sul fianco opposto che viene utilizzata per spettacoli in particolare per le rappresentazioni del Teatro Povero (vedi curiosità). La visita può proseguire salendo nel punto più alto di Monticchiello dove un tempo sorgeva la Rocca, oggi rimane solo il Cassero senese non accessibile al pubblico.Non c’è molto altro da vedere a Monticchiello, dal Cassero si può osservare un altro tratto di mura con torri e camminamenti di ronda, oppure tornando verso la porta d’ingresso si possono percorrere alcuni vicoli e angoli caratteristici, un tour che non richiede molto tempo vista la grandezza del borgo. A Montichiello ci sono pochi ristoranti il migliore per qualita’ e prezzo e’ certamente la Taverna del Bronzone 

Economia

Italiani sempre piu’ poveri ed ignoranti

Tra mostre blasfeme e provvedimenti criminali contro l’ Italia nel lontano 2013 la  Commissione europea traccio’ un quadro molto fosco sulle abitudini degli italiani: andiamo sempre meno al cinema- questo potrebbe essere un dato positivo-, a teatro e nei musei, solo un italiano su due legge almeno un libro l’anno, non abbiamo interessi culturali, non investiamo nell’educazione… La situazione è peggiore che negli altri Paesi. E la causa non è soltanto la crisi economica…In poche parole la Commissione  europea ha fatto due piu’ due: Gli Italiani sono sempre piu’ ignoranti.Il popolo che ha ereditato la civiltà romana, che è stato culla del Rinascimento, che possiede il più vasto e ricco patrimonio artistico al mondo non legge, non va al cinema, non studia, non valorizza i suoi beni, non investe sull’educazione…

A parlare sono, nella loro cruda oggettività, i dati statistici. In particolare, è un’indagine pubblicata dalla Commissione europea basata su 26 mila interviste condotte fra i 27 Paesi dell’Unione. In sei anni sono passati dal 40 per cento al 49 per cento gli italiani che non nutrono alcun interesse culturale. Un italiano su due ha una «bassa pratica culturale», appena otto su cento hanno un interesse tra «alto» e «molto alto» per i prodotti culturali. Nel cosiddetto “indice di pratica culturale”, il 49 per cento degli italiani (il 9 per cento rispetto al 2007) ha bassa pratica, a fronte del 34 per cento della media Ue (+4 per cento rispetto al precedente).

Dati impressionanti, in cui, oltre al numero di italiani privi di qualunque interesse culturale, colpisce il peggioramento rispetto al passato e l’umiliante confronto con gli altri popoli dell’Unione europea.Entrando nel dettaglio della ricerca, il quadro si fa ancora più fosco. Emerge che in Italia si è ridotto il consumo di programmi culturali persino in Tv e alla radio (solo il 60 per cento ha detto di averne visto almeno uno negli ultimi 12 mesi, con un calo di 14 punti).Un dato, questo, che elimina o perlomeno mitiga l’alibi che la principale causa di questa apatia culturale sia la crisi economica: per seguire un programma alla Tv o alla radio non occorre tirare fuori soldi…

Giù in Italia anche tutti gli altri tipi di consumi culturali: meno 7 per cento per la lettura di libri (solo il 56 per cento ne ha letto almeno uno in un anno), meno 1 per cento per la frequentazione dei cinema, meno 8 per cento per le visite a monumenti storici, meno 4 per cento per le visite a musei e gallerie, meno 5 per cento per i concerti e per le viste alle biblioteche pubbliche, meno 2 per cento per i teatri e meno 3 per cento per balletto e opera. E anche in fatto di partecipazione attiva, quella degli italiani è molto al di sotto della media europea: il 62 per cento degli europei confessa di non partecipare ad alcuna attività culturale, percentuale che sale all’80 per cento per gli italiani. Limitato anche l’uso di Internet a scopo culturale: il 27 per cento degli italiani non lo usa mai ed un altro 20 per cento utilizza la rete non più di tre volte al mese.

Sono dati su cui dovremmo riflettere, perché un popolo che non alimenta la mente e il cuore con la lettura, l’arte, il cinema, le visite ai musei, un rapporto vitale con il suo patrimonio non può che ritrovarsi impoverito e meno attrezzato ad affrontare le sfide sociali del presente. Il nostro disinteresse per la cultura è sintomo di un malessere profondo, fa pensare a una società ripiegata su un'”esistenza minima”, priva di slanci; insinua il sospetto di un popolo chiuso, poco propenso al confronto, al dialogo, all’innovazione, problema non di poco conto in un mondo globalizzato, esposto all’immigrazione e alla concorrenza mondiale…

Sembriamo una nazione sulla difensiva, che ha rinunciato a crescere, di lottare per valori alti, ripiegata sulla “sopravvivenza”, disinteressata ad apripre gli occhi e la mente. Una nazione rassegnata (lo sono anche e soprattutto i giovani). Una nazione ignorante, insomma.. E dopo  un inutile lookdown e un bombardamento mediatico senza precedenti come sono ridotti gli italiani? Certamente stanno molto peggio del 2013.

Immobiliare

Le case piu’ belle di Roma

Roma Caput Mundi, Citta’ eterna, culla della civilta’ occidentale e capitale del Cristianesimo ma anche Roma capoccia e Roma ladrona…. Sono solo alcuni degli appellativi per descrivere questa magica citta’ che si rivela agli occhi dei turisti un concentrato di arte, storia, architettura e che da tre secoli continua a non avere rivali tra le mete preferite del turismo internazionale. Roma e’ una citta’ che offre davvero di tutto, un vero e proprio museo all’aperto dove, ovunque si guardi, possibile ammirare le tracce di una storia e di una cultura millenaria. Negli ultimi anni, poi, la citta’ ha saputo rinnovarsi tenendo conto soprattutto delle ultime tendenze artistiche con un sguardo attento sul panorama internazionale. Ma a Roma troviamo anche dei prestigiosi appartamenti degni di nota.

E’ impossibile fare una scelta tra le splendide ville dell’Appia Antica a Roma. Tra tutte sicuramente quella di Sophia Loren e Carlo Ponti- messa in vendita a ben 19 milioni di euro un paio di anni fa- merita una menzione speciale. Si tratta di un casale lussuosamente restaurato, ricco di spazi verdi, portici, vetrate ed ambienti accoglienti che hanno ospitato star del jet set internazionale. L’Appia Antica, con la sua quiete e la sua storia ospita numerose dimore di vip e ricchissimi, tutte cariche di un fascino unico. Imperdibili da vedere se possibile e da acquistare se si ha un bel budget a disposizione.Il centro storico di Roma offre meravigliosi attici, molti con terrazzi ampi e vivibili che si affacciano su vie e piazze meravigliose, il cuore della città. Tra questi è facile ricordare quello in cui sono state girate alcune scene de “La Grande Bellezza”, l’attico di Jep Gambardella. A volte la bellezza di una casa è assolutamente nel luogo in cui si trova. Tutto il resto è un accessorio. Il mercato immobiliare offre comunque numerosi attici nel centro della Capitale, piccoli e grandi, tutti con vista mozzafiato.L’Eurosky Tower è un capolavoro di architettura moderna ed ecosostenibile che si trova nella zona residenziale dell’EUR. Si tratta di un grattacielo di 28 piani, alto 120 metri che ospita numerosi appartamenti ed attici di lusso.L’arredamento è moderno, come del resto lo stile generale dell’edificio: tutto è automatizzato (la domotica è d’obbligo!) ed in modalità touch, dall’apertura e chiusura delle serrande fino all’intensità della luce nelle varie stanze; anche per la raccolta differenziata dei rifiuti c’è una comoda novità: si inserisce tutto in una botola, senza scendere i 28 piani. Non mancano ovviamente nell’edificio anche un giardino pensile ed un’area fitness corredata di SPA. Insomma una vera dimora da Re del terzo millennio.

Alcune case a Roma raccontano a fondo la storia: della città, della famiglia o dell’artista che vi ha vissuto. Sono gioielli della cultura oltre che dell’architettura e dell’arredo, per lo più d’epoca. A tal punto che sono diventate dei veri e propri musei da visitare. Qualche esempio? La casa di De Chirico in Piazza Navona al n° 31, occupa 3 piani del Palazzetto dei Borgognoni. Vi ha vissuto gli ultimi decenni della sua vita e la sua casa ancora respira dell’arte e del movimento culturale del quale fu promotore. Nei pressi, in Via del Corso 18 si trova invece la casa di Goethe. Qui lo scrittore ha vissuto nel suo periodo di soggiorno a Roma. L’abitazione è ancora piena di diari e scritti dell’artista. Ma c’è poi l’appartamento di Pietro Canonica nel cuore di Villa Borghese, così come la casa che ha ospitato a lungo Alberto Moravia, in Lungotevere della Vittoria, tanto per fare solo pochi esempi.

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Civita’ di Bagnoregio il borgo piu’ bello d’ Italia

Tra i numerosi borghi italiani che rimangono impressi nel cuore di chi li visita, Civita di Bagnoregio merita certamente un posto d’onore. Se stai pensando di visitare questo gioiello della Tuscia, di seguito troverai tutte le informazioni per organizzare il tuo viaggio, sulle attrazioni da non perdere, su cosa fare e vedere e anche su cosa gustare.Collocata in una posizione davvero suggestiva, su un’altura di tufo circondata da due fiumi (il Rio Chiaro e il Rio Torbido), domina la Valle dei Calanchi, nel viterbese.Si racconta che il suo nome derivi dall’originario intento che ne ha determinato la costruzione: Civita ospita infatti una stazione termale, che sarebbe stata voluta dal re longobardo Desiderio allo scopo di curare la sua malattia. Ecco quindi che la città assunse il nome di Balneum Regis (letteralmente “il bagno del re”), ancora assonante con il nome attuale. La posizione strategica, insieme alla vicinanza della foce del Tevere, hanno determinato un florido sviluppo del paese, che godeva di ottime possibilità commerciali. Nel corso della sua storia, il borgo ha visto succedersi la civiltà etrusca, quella Romana, il Medioevo e il Rinascimento. Le sue strade sono quindi impregnate di cultura e custodiscono le memorie di un passato prestigioso. Oggi la sua realtà è completamente diversa rispetto al passato. Civita di Bagnoregio si è trasformata da ricca città commerciale a paese semi-abbandonato, anche se negli ultimi anni sta vivendo un grande interesse turistico. Purtroppo il suo destino è segnato inesorabilmente dall’erosione del tufo che la sostiene, a causa degli agenti atmosferici e dell’azione del fiume, oltre che dai terremoti che imperversano sul centro Italia. Questo paese infatti è anche conosciuto con l’appellativo “la città che muore”, e questa consapevolezza gli conferisce, agli occhi del visitatore, un alone incantato, che solo quei luoghi senza tempo sanno regalare. Nessuna parola può descrivere l’emozione che si prova attraversando le vie del borgo, ammirando le case medievali, gli antichi palazzi nobiliari ora adibiti a botteghe di artigiani, il paesaggio brullo plasmato dagli elementi. Se, da una parte, si respira una serenità difficile da trovare altrove, dall’altra ci si trova al cospetto della prossima fine di una città un tempo ricca e generosa. Civita di Bagnoregio si trova nel Lazio, in provincia di Viterbo, al confine con Umbria e Toscana. Il modo migliore per raggiungere Civita di Bagnoregio è l’auto percorrendo l’autostrada A1 Roma – Firenze. Arrivando da nord potrai uscire a Orvieto mentre arrivando da sud prendi l’uscita di Attigliano. Da entrambe le uscite ci vogliono 30 minuti circa per arrivare a Civita di Bagnoregio. In treno le stazioni più vicine sono Viterbo e Orvieto ed è poi possibile raggiungere Civita in autobus o affittando un auto. L’aeroporto più vicino è quello di Roma-Fiumicino. Per visitare il borgo dovrai pagare un “biglietto di ingresso di 5 euro. Puoi acquistarlo alla biglietteria di Mercatello, in prossimità del ponte, o alla biglietteria di Piazzale Battaglini dove si trova uno dei parcheggi. Da Piazzale Battaglini puoi prendere la navetta per il Belvedere o andare a piedi (io ho preferito andare a piedi, ci vogliono circa 20 minuti).

Immobiliare

Le case del Nord Europa tra tetti a spiovente e interni bianchi

Se sei stato in Islanda, sicuramente ti sarai imbattuto in alcune strane abitazioni che sembrano sbucare direttamente dal terreno.

Tetti a spiovente ricoperti di erba: questo il loro tratto distintivo.Sono le turf house islandesi, esempio di architettura eco sostenibile candidata a patrimonio UNESCO.Un modo di costruire che ha origini lontaneI primi esempi di turf house risalgono al nono secolo, quando la tradizione di ricoprire le case di un tappeto erboso fu introdotta dai coloni nordici, in particolare dai Vichinghi.Questa tecnica permette di coibentare le abitazioni per contrastare i climi rigidi invernali tipici delle regioni dell’Europa settentrionale.Norvegia, Irlanda, Scozia, Olanda, Groenlandia. In tutti questi Paesi la pratica di ricoprire i tetti di torba (in inglese, appunto, “turf“) veniva usata per realizzare le dimore delle classi meno abbienti.A differenza degli altri, l’Islanda si è distinta per un comportamento differente.Le turf house non erano destinate solo ai più poveri, ma la tecnica del tappeto erboso veniva utilizzata per tutte le classi economiche e per tutti i tipi di edifici: dalle case alle chiese, dalle stalle alle scuole.Questo ha permesso all’esempio di bio edilizia islandese di rientrare nelle candidature al patrimonio dell’UNESCO come “espressione dei valori culturali della società, in grado di adattarsi ai cambiamenti sociali e tecnologici che hanno avuto luogo attraverso i secoli“.Un esempio di architettura vernacolare (dal latino “vernaculum“, tutto ciò che veniva realizzato localmente) sopravvissuta fino ai giorni nostri.Come suggerisce il nome, la torba – composto organico costituito da resti vegetali – è il principale materiale utilizzato per ricoprire le sommità e le pareti delle turf house.L’utilizzo della torba presenta una serie di vantaggi. Oltre a essere abbondante in Islanda, è un ottimo isolante che trattiene il calore mantenendo uniforme la temperatura interna all’abitazione, senza lasciar passare inflitrazioni.

Oltre all’erba, gli altri protagonisti delle costruzioni sono elementi di origine naturale: legno per la struttura e per le pareti interne e pietra per quelle esterne e, talvolta, per la base del tetto.

Trattandosi di materiali provenienti dall’ambiente, è necessario un rinnovamento periodico per far fronte al naturale processo di deterioramento: il manto erboso va sostituito dopo 20-70 anni, mentre la pietra e il legno possono essere riutilizzati.Con il passare del tempo, inoltre, la forma delle “case di torba” si è adattata al contesto evolutivo.Se in origine la casa tradizionale era composta da un unico volume, successivamente si è ampliata fino a diventare un gruppo di piccole abitazioni collegate da un unico passaggio e dotate di una parte sopraelevata adibita a zona notte.Le turf house, testimonianza diretta di una lunga tradizione storica e solido collegamento con il passato

 

Politica

Milano e’ una citta’ pericolosa

Vivere a Milano e’ come vivere nel far west. Le cronache nere milanesi ci riportano spesso notizie di : rapine, scippo, aggressioni, furti e violenze sessuali .oltre a risse .I quartieri piu’ gettonati per la criminalita’ sono i seguenti : Lorenteggio, Corso Como (furti-violenze sessuali)Quarto Oggiaro, Via Padova e anche il centro storico. Nonostante le forze dell’ ordino continuino a rassicurare i cittadini , l’ impressione e’ che la citta’ di Milano sia in mano alla malavita e che gli sforzi delle  forze dell’ ordine siano inutili.  Qualche mese fa sono stati pubblicati dei dati che lasciano i cittadini in preda all’ agoscia:

 Infatti Milano e’ la  città italiana dove avvengono più reati. Il capoluogo lombardo registra 5.985 reati all’anno ogni 100.000 abitanti, battendo in classifica Rimini e Torino (seconda e terza in classifica), nonché città come Roma, Napoli e Palermo. E malgrado complessivamente i delitti diminuiscano negli anni –l’Italia, in generale, è sempre più sicura – questo non vale per reati comuni come scippi e rapine, che nel 2022 sono aumentati rispettivamente del 18 e 24 per cento.

Detto questo, avere il maggiore numero di reati denunciati non significa avere il maggiore numero di reati realmente commessi: in molte città la popolazione è più omertosa e non denuncia. Eppure, il problema esiste e si riflette sui numeri. 

Questa classifica penalizza il turismo che e’ un fattore importante per il PIL del nostro paese, sono numerosi infatti i furti con destrezza (portafoglio. telefonini crt) denunciati da turisti stranieri in visita nel nostro paese da parte di  Rom, che avvengono prevalentemente in metropolitana ed in luoghi molto affollati della capitale lombarda.

Economia

Tassi sui mutui alle stelle: si ferma il mercato immobiliare

I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono pari al 4,3% (3,5% nel mese precedente). Sempre in marzo i prestiti al settore privato sono cresciuti dello 0,3% sui dodici mesi (+1,1 a febbraio). I prestiti alle famiglie sono aumentati dell’1,9% (in rallentamento rispetto al +2,5% del mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti dell’1% (-0,5% nel mese precedente).A marzo, i depositi del settore privato sono diminuiti del 3,2% sui dodici mesi, in ulteriore calo rispetto al -2,3% di febbraio. La raccolta obbligazionaria è aumentata dell’8,9%, in netta accelerazione rispetto al +3,9% di febbraio.
La stretta monetaria pesa sui finanziamenti di famiglie e imprese. L’ultima analisi della Fabi mostra che le rate nei prossimi mesi potrebbero crescere anche del 65%. Secondo i calcoli di Facile.it, l’ultimo aumento dei tassi della Bce potrebbe portare le rate di un mutuo variabile standard (di importo pari a 200 mila euro con scadenza a 25 anni) a salire del 50% rispetto alla rata di giugno 2022. Secondo le simulazioni, se l’incremento Bce si riflettesse in maniera speculare sull’Euribor, la rata di un mutuo a tasso variabile con queste caratteristiche passerebbe dai 745 euro di giugno scorso a circa 1.099 euro dopo il rialzo di maggio, con un incremento di 354 euro. I futures sull’Euribor inoltre scontano che il tasso a tre mesi arrivi a settembre 2023 al suo picco. In questo caso la rata salirebbe a 1.170 euro, con tassi intorno al 5%.

Economia

Il ritorno al gold standard segna la fine dell’ elite

Gianmarco Landi: Il ritorno al Gold Standard è la fine dell’ élite

Gianmarco Landi sale in cattedra e riscrive correttamente la Storia.

“La farsa della seconda guerra mondiale è servita all’élite per disancorare le monete dall’oro, al fine di realizzare la schiavitù dei popoli”

Ormai è risaputo che l’élite nelle guerre, per poter giungere ai loro obiettivi, finanziasse entrambi gli schieramenti.
Obiettivi, che senza conflitti di quelle proporzioni, non avrebbero mai raggiunto.
Si, è il solito schema di Problema-Reazione-Soluzione.

La manipolazione e schiavizzazione dell’Umanità esiste quindi da secoli, ed è stata eseguita in modo programmato, scientifico, atomico.

Da adesso, la Storia, iniziano a scriverla i Popoli.