Politica

Salari non aumentano da tren’anni italiani sempre piu’ poveri

L’ Italia è da sempre un Paese straordinario, in grado di stupirci in qualsiasi momento: lo sappiamo noi italiani, lo sa l’Europa e lo sa tutto il mondo!

Si rimane a bocca aperta di fronte alla maestosità del Colosseo, oppure ammirando una delle tante coste con acque limpide e cristalline, o davanti alle Cinque Terre…

Si rimane a bocca aperta anche davanti al grafico dell’aumento degli stipendi dal 1990 al 2020.

 

Sorprendente, non è vero?

Oltre al danno anche la beffa: non solo siamo ultimi nella lista degli aumenti salariali, ma abbiamo anche un dato che è in negativo!

Sai che cosa significa questo ? Siamo l’unico Stato europeo ad avere avuto una diminuzione degli stipendi negli ultimi 30 anni.

Cosa significa?

Per farla breve, gli italiani hanno perso il 30% di potere d’acquisto rispetto a Francia e Germania, senza considerare la battaglia aperta da decenni contro l’inflazione, che come un tarlo rosicchia i nostri risparmi.

L’ Europa e l’ euro ci stanno distruggendo!!!

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Valencia capitale del verde

Il suo impegno pionieristico per diventare una città climaticamente neutra e intelligente entro il 2030 e il suo modello di sviluppo urbano sostenibile le hanno fatto guadagnare questo titolo, in cui ha gareggiato come finalista insieme alla città italiana di Cagliari.Valencia è stata nominata Capitale verde europea 2024, un riconoscimento con cui la Commissione Europea riconosce e premia le città con più di 100.000 abitanti che hanno realizzato progetti per ridurre il loro impatto ambientale e migliorare la qualità della vita dei residenti e visitatori. L’annuncio è stato fatto nella città francese di Grenoble, attuale Capitale Verde Europea, dove i rappresentanti di Valencia hanno difeso la loro candidatura strettamente legata ai valori ambientali. Oltre alla creazione e alla tutela di spazi verdi come il Parco Naturale dell’Albufera, la huerta periurbana e i Giardini del Turia, la città è impegnata anche in iniziative di mobilità sostenibile, di buona gestione dei rifiuti urbani e di recupero di spazi pubblici come la Plaza del Ajuntamiento e la Plaza de la Reina, per citarne solo alcuni. Inoltre, Valencia vanta di altri importanti riconoscimenti sulla sostenibilità, come il titolo di Capitale europea del turismo intelligente 2022 e di Capitale dell’alimentazione sostenibile nel 2017. È stata inoltre pioniera nel misurare e compensare l’impronta di carbonio e acqua del turismo ed è una delle 100 città selezionate dall’Unione Europea per il progetto Cities Mission, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Questo premio, dal valore di 600.000 euro, dimostra che Valencia ha superato un esame sulla sostenibilità della città molto approfondito, incentrato sulla valutazione di 12 indicatori quali: aria, rumore, rifiuti, acqua, natura e biodiversità, usi del suolo, eco-innovazione, mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, mobilità, efficienza energetica e governance. È la prima volta che Valencia si candida a Capitale Verde Europea, un riconoscimento che finora era stato assegnato a una sola città spagnola (Vitoria, 2012) , che la rende un punto di riferimento per le politiche di sostenibilità urbana e transizione ecologica. Valencia ha spazi verdi ovunque. Alcuni dei tesori che possiede, veri e proprio polmoni verdi, sono il Giardino del Turia, l’antico alveo del fiume che, da quando è stato inaugurato nel 1986, si è trasformato e adattato alla città, ma anche ai suoi cittadini e al loro modo di vivere. Con oltre 120 ettari di superficie e 12 chilometri di lunghezza, è il parco urbano più lungo d’Europa. Altre aree come il Parco Naturale dell’Albufera, il Parco Naturale del Turia, il frutteto periurbano e il Mar Mediterraneo, costituiscono il principale gruppo di aree verdi e naturali della città di Valencia e dei suoi dintorni. Negli ultimi anni Valencia ha subito diversi cambiamenti nel nucleo urbano. La pedonalizzazione del centro e delle zone più importanti della città sono state trasformate grazie ai progetti sviluppati nell’ambito della Strategia Urbana 2030, che mira a fare di Valencia una delle prime città a emissioni zero in Europa. La Plaza de la Reina, recentemente inaugurata, così come le strade che circondano il Mercato Centrale, o prossimamente la Piazza del Municipio, libereranno il centro di Valencia dal traffico per trasformare Valencia in una città per pedoni. Va inoltre ricordato che le strade di Valencia dispongono di una rete di oltre 160 chilometri di piste ciclabili che contribuiscono a ridurre le emissioni.

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Renzo piano riprogetta il quartiere Bovisa

“Aperto, verde e permeabile”. Renzo Piano ha presentato oggi, 25 novembre 2022, al Politecnico di Milano il Masterplan Bovisa-Goccia, alla presenza del Rettore Ferruccio Resta, del Sindaco di Milano Giuseppe Sala e dell’assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione della Regione Lombardia, Stefano Bolognini.

L’intervento interessa una superficie territoriale complessiva di 32 ettari, di proprietà del Comune (23,4 ettari) e del Politecnico di Milano (9,1 ettari) che amplia così il proprio Campus con la realizzazione di un parco scientifico/polo dell’innovazione con aree dedicate a servizi per gli studenti, per le imprese e per la cittadinanza. L’inizio dei lavori è previsto per la fine del 2023, il completamento nel 2026.Il progetto dello studio RPBW con Renzo Piano è stato reso possibile grazie alla donazione della Fondazione ION al Politecnico, e completa quello per l’area dei gasometri puntando a ricucire la Goccia alla città e alla regione attraverso interventi sulla mobilità. Sarà così attuativo il protocollo d’intesa tra Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Ministero dell’Università e della Ricerca, Regione Lombardia, Comune di Milano, Politecnico di Milano, FNM e Rete ferroviaria italiana.

L’intervento prevede la realizzazione di venti nuovi edifici di 4 piani, di 16 metri di altezza, per un totale di circa 105.000 m2, a cui si aggiungeranno le scuole civiche, connessi da viali alberati pedonali in un mix di funzioni che ne faranno un quartiere vivo. Un grande asse ciclo pedonale a sud, tra gasometri e il campus Lambruschini, unirà le 2 stazioni, Bovisa e Villapizzone, che saranno rinnovate ed interconnesse all’intero Campus.Accanto alle aule e ai laboratori del Politecnico troveranno spazio le residenze per gli studenti e un’area dedicata alle startup, in linea con i più alti standard internazionali di connessione tra il mondo dell’università e le aziende: 35.000 m2 destinati all’innovazione deep tech e alle sfide del digitale e della sostenibilità. Il tutto all’insegna di un Campus accessibile, aperto alla città e allo scambio di idee e di funzioni.

Gli edifici sorgeranno su una fascia di terreno individuata tra i gasometri e la grande centrale termica, esempio di archeologia industriale e limite invalicabile oltre al quale verrà preservato il bosco di 24 ettari, valorizzato e aperto ai cittadini. Gli edifici copriranno la stessa superficie di terreno già occupata dalla fabbrica. Si tratterà di “fabbriche bianche”, luoghi del sapere e della conoscenza, nel rispetto della tradizione e della storia.Il progetto, che punta alla indipendenza energetica e all’azzeramento delle emissioni di CO2, prevede la costruzione di tre edifici per aule, cinque per startup, una sala ipogea per conferenze, due residenze universitarie da circa 500 posti alloggio oltre alla riqualificazione di un edificio industriale storico per il food and beverage a servizio degli ospiti del Campus.
Grandi alberi tra i nuovi volumi andranno a creare il tessuto connettivo. Il livello a terra degli edifici del Campus sarà totalmente trasparente in modo da permettere alle persone di vivere una esperienza immersiva nella natura.

“L’essenza di questo progetto era già scritta in quel luogo.
L’idea era già lì che non aspettava altro.Intanto il bosco con quegli alberi maestosi.
Poi le tracce della fabbrica sul terreno, quegli antichi edifici a testimoniare la memoria dei luoghi e il loro DNA”, spiega Renzo Piano. “Oggi è una giornata speciale per il Politecnico di Milano, un passo importante nella storia del nostro Ateneo – commenta il Rettore, Ferruccio Resta –. Insieme a Renzo Piano, abbiamo condiviso un percorso che prende forma all’interno di un ampio disegno urbano, frutto dell’intesa tra pubblico e privato. Un progetto cardine che definisce un nuovo modo di interpretare la vita universitaria e la Milano che verrà in risposta alle grandi sfide urbane, tecnologiche e sociali. Un laboratorio, un luogo di scambio e di innovazione, per la città e per i giovani, dove alimentare quella massa critica necessaria a competere a livello internazionale”.

“Il progetto di sviluppo dell’area Bovisa-Goccia presentato oggi è la sintesi delle politiche che stiamo portando avanti come Amministrazione: sviluppo del quartiere in un’ottica di città a 15 minuti, attenzione all’ambiente, collaborazione con l’università nell’ambito della ricerca e dell’innovazione e nuove residenze per studenti qui protagonisti sono tutti elementi e temi prioritari nella nostra agenda – commenta Giuseppe Sala, Sindaco di Milano –. Ringrazio Renzo Piano e il Politecnico per dare concretezza con questo progetto urbano alla visione e all’idea di città che vogliamo realizzare per il futuro”.

“Regione Lombardia – dichiara l’assessore regionale Stefano Bolognini – appoggia pienamente e convintamente il Politecnico di Milano in questo progetto di sviluppo e di rigenerazione innovativo e all’avanguardia. Sono certo che, anche grazie ai 55 milioni di euro di investimenti complessivi da parte di Regione, l’intera area del quartiere della Bovisa interessata dai lavori di riqualificazione potrà diventare un modello in tutta Italia, coniugando ricerca, innovazione, sostenibilità e nuovi spazi abitativi per gli studenti che, sempre più numerosi, vogliono e vorranno venire a studiare al Politecnico. Infine, ci tengo a sottolineare la collaborazione istituzionale che ha permesso di raggiungere un risultato di straordinaria importanza non solo per Milano e la Lombardia, ma per l’intero Paese, riuscendo a far sintesi per realizzare un progetto eccezionale per l’Università, per le imprese e per la città”.

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La riapertura dei Navigli a Milano

I Navigli, che hanno avuto un ruolo cruciale nella vita dei milanesi per oltre ottocento anni, e che furono coperti tra il 1929 e gli anni Sessanta da via Melchiorre Gioia alla Darsena, oggi possono essere riaperti con un progetto che guarda al futuro e ad uno sviluppo qualitativo della cittàper la realizzazione di un grande spazio pubblico.
Questo intervento di recupero, già condiviso dalla maggioranza dei milanesi, è fattibile dal punto tecnico, urbanistico e finanziario ed è compatibile con un piano di riorganizzazione del traffico urbano.
I Navigli saranno riaperti seguendo il senso dell’acqua, da Cassina de’ Pom, là dove il Naviglio Martesana oggi si infossa sotto via Melchiorre Gioia, verso la Cerchia dei Navigli fino alla Darsena.
Otto chilometri di Navigli in Milano per ripristinare il grande sistema idroviario milanese e lombardo, restituendo alla Lombardia la navigabilità dei suoi canali dal Lago Maggiore e dal Lago di Como fino all’Adriatico.
La realizzazione della nuova rete dei Navigli rappresenta una straordinaria occasione per riqualificare la città.Sarà fonte di nuova attrattività internazionale. Garantirà lo sviluppo dell’economia del tempo libero e della cultura. Farà di Milano una città più giovane a dimostrazione che una diversa idea di città è possibile.
Con la riapertura dei Navigli, Milano potrà sviluppare la propria vocazione turistica facendo riscoprire il valore dei propri monumenti, dell’arte e del suo paesaggio.
I nuovi Navigli potranno essere realizzati utilizzando risorse private, ricorrendo al project financing e a sottoscrizioni popolari.

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Il nuovo quartiere Isola a Milano

Il quartiere prende il nome da alcune aree che delimitavano antiche cascine della zona – chiamate “isole” – ma anche dalla condizione di reale isolamento del suo contesto urbano rispetto al resto della città. Si sviluppa alla fine dell’Ottocento in seguito alla creazione della linea ferroviaria per Torino e Venezia, che interrompe la continuità dell’antica via Comasina tra l’attuale corso Como, a sud della ferrovia, e via Borsieri, attorno al quale si sviluppa l’intera zona. Da allora questo singolare isolamento ha consentito al quartiere di mantenere una specifica identità, favorita da un mix funzionale di residenza e bottega, che insieme alla diffusione di associazioni culturali, locali e ambienti di ritrovo lo rendono uno delle zone più vivaci di Milano. All’interno del quartiere, formato perlopiù da case a corte con tradizionali ballatoi, si distinguono numerosi palazzi liberty e alcuni interessanti edifici del razionalismo milanese come le case Ghiringhelli, Toninello e Rustici-Comolli, costruite negli anni Trenta da Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni. In piazzale Lagosta sorge una delle più eleganti case popolari della città (1924-25): all’interno del cortile, sul sito dell’antico cimitero della Mojazza, è situata una lapide che ricorda la piccola tomba nei pressi di una fossa comune in cui venne sepolto il poeta Giuseppe Parini. La nuova riconfigurazione dell’area Garibaldi-Repubblica, attraverso un vasto sistema di spazi verdi e aree pedonali, ha integrato definitivamente l’Isola al resto della città. Punto di accesso settentrionale alla città, la porta sorge al centro di piazza XXV Aprile ed è stata realizzata dall’architetto Giacomo Moraglia tra il 1826 e il 1828. L’attuale arco neoclassico, dedicato in origine a Francesco I d’Austria per commemorare la sua visita a Milano nel 1825, è stato successivamente intitolato a Giuseppe Garibaldi per la vittoria conseguita a San Fermo (1859) contro gli Austriaci. L’asse che comprende corso Garibaldi, piazza XXV Aprile e il breve corso Como ha visto negli anni l’apertura di numerosi locali e si è affermato ormai come uno dei centri della movida milanese. Avviato nel 2009, il piano di riqualificazione urbana ha riguardato l’area compresa tra Porta Garibaldi, il quartiere Isola e l’ex scalo ferroviario di Porta Nuova, detto anche “delle Varesine” perché capolinea per i treni provenienti da Novara, Gallarate e Varese, dismesso all’inizio degli anni ‘60 e sostituito dell’attuale stazione di Porta Garibaldi. Il progetto – che ha coinvolto un pool di architetti di fama internazionale – ha ridisegnato l’area prevedendo un complesso di edifici con varie funzioni: terziaria, commerciale e residenziale. Unisce le diverse zone un sistema pedonale composto da aree verdi, piazze, ponti e piste ciclabili. Tra gli edifici più significativi, il complesso delle torri che si affacciano su piazza Gae Aulenti – tra cui quella che ospita gli uffici Unicredit, la più alta d’Italia –, la Torre Diamante tra viale della Liberazione e via Galilei, e il Bosco Verticale, due torri residenziali con terrazzi piantumati che sorgono nel quartiere Isola tra via De Castillia e via Confalonieri. Se piazza Duomo è il centro storico di Milano, piazza Gae Aulenti ne rappresenta il volto nuovo, simbolo della città che cambia e guarda al futuro.La Piazza è il punto di convergenza di Porta Nuova, il piano di riqualificazione urbanistica dei quartieri Garibaldi, Isola e Varesine: una piazza circolare di circa 80 metri di diametro per una superficie di 2.300 metri quadrati, rialzata di 10 metri rispetto alla strada con tre livelli intermedi (metropolitana, parcheggio, negozi, superficie). Progettata dall’architetto argentino Cesar Pelli, a completamento delle omonime torri, è stata inaugurata l’8 dicembre 2012 e dedicata all’architetto e designer Gae Aulenti. Una dedica significativa a una donna che, grazie al suo talento, ha saputo distinguersi in tempi e contesti prettamente maschili. Lastricata di ardesia, è circondata da due livelli di pensiline in ferro, legno e vetro costruite secondo principi di eco-sostenibilità, ricoperte di pannelli fotovoltaici che forniscono energia alle tre torri circostanti. La Piazza è poi arricchita da tre fontane circolari a sfioro, circondate da una panchina-scultura di 105 metri in pietra rifinita di graniglia dalle linee tondeggianti, e porticati sotto cui si affacciano vetrine di negozi. Ai piedi dell’Unicredit Tower si trova la prima opera urbana permanente di Alberto Garutti a Milano: 23 tubi in metallo cromato ottone, un intervento che dialoga con l’architettura che lo accoglie e mette idealmente in comunicazione i piani della piazza. Le fontane a sfioro, che di sera si riempiono di colori e il Solar Tree, un impianto di led che di notte si illumina sfruttando l’energia solare accumulata di giorno. Nel settembre 2013 la Direzione generale di Unicredit ha abbandonato la storica sede di piazza Cordusio per trasferirsi nel grattacielo centrale del complesso progettato dall’architetto argentino Cesar Pelli in piazza Gae Aulenti. La torre alta complessivamente 231 metri culmina in un pinnacolo a spirale idealmente proteso verso il cielo, effetto accentuato dalla forma semicircolare della struttura sottostante. La superficie in vetro valorizza le forme curve dell’edificio che riflettono la luce del cielo nelle fontane a raso della piazza sottostante. Quest’ultima, al centro del progetto di Cesar Pelli, è sopraelevata rispetto al piano stradale ed è collegata con rampe e scale alle vie circostanti. Tutta l’area urbana attorno ai grattacieli e alla piazza è il frutto di un’opera di riqualificazione urbana tra le più vaste in Europa, gestita dalla società immobiliare americana Hines. Il vasto spazio compreso tra la stazione ferroviaria di Porta Garibaldi, il quartiere Isola, piazza della Repubblica e Porta Nuova, già snodo ferroviario nei primi anni del secolo scorso, attendeva da decenni una sistemazione urbanistica. Qui, insieme allo storico parco divertimenti delle Varesine, restavano alcune aree industriali dismesse e qualche piazzale per il montaggio di strutture provvisorie per eventi come circhi e sfilate. In pochi anni questa area ha mutato lo skyline dell’intera città vedendo sorgere uno dopo l’altro diversi edifici sopra i dieci piani, fino a oggi eccezioni nel panorama milanese, oltre a tutti gli altri palazzi più bassi ma altrettanto moderni nel design e nella concezione. L’intervento ha avuto positive ripercussioni anche sul piano viabilistico, con il parziale interramento di viale De Gasperi e con la creazione di nuovi percorsi ciclopedonali che facilitano l’accesso alla stazione di Porta Garibaldi e collegano tra loro i quartieri circostanti. Le opere sono in corso di completamento con la costruzione dell’auditorium di Unicredit e con la piantumazione di un vasto parco sul versante del quartiere Isola, tra la nuova piazza Gae Aulenti e la via De Castillia. Inaugurato nell’ottobre 2014, nei pressi de “I Giardini di Porta Nuova”, il Bosco Verticale è composto da due torri residenziali rispettivamente di 111 metri e 78 metri disegnate da Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra). Due prestigiosi edifici, in cui crescono oltre 900 specie arboree (circa 550 alberi nella prima torre e 350 nella seconda) sugli 8 900 mq di terrazze, che si integrano alla perfezione nel verde che li circonda. Un progetto di riforestazione metropolitano quindi, che contribuisce alla rigenerazione dell’ambiente e della biodiversità. Un palazzo “verde”, dove la combinazione tra struttura architettonica e dotazioni tecnologiche garantisce le più alte prestazioni ambientali, riducendo le escursioni termiche, contribuendo alla produzione di ossigeno e assicurando un significativo assorbimento delle polveri sottili. Il complesso milanese si è aggiudicato l’International Highrise Award 2014 (che premia ogni due anni l’edificio più bello e innovativo del mondo) ed è stato scelto tra 800 grattacieli di tutti i continenti.Nel giugno 2015 si è aggiudicato anche il premio come “migliore architettura europea del 2015” assegnato dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat, promosso dalI’llinois Institute of Technology di Chicago. Il Bosco Verticale è stato progettato per ospitare tante piante quante ne ospiterebbero 7mila metri quadri di un normale bosco orizzontale. Ribattezzata “Torre Diamante” per la geometria che la caratterizza, con 30 piani fuori terra e 4 interrati per un’altezza complessiva fuori terra di 130 metri, è la più alta costruzione in struttura portante metallica (2.600 tonnellate di acciaio impiegato) realizzata finora in Italia. L’interno è caratterizzato da un nucleo centrale attorno al quale si sviluppa lo spazio, soluzione utilizzata per massimizzare l’ingresso della luce naturale e consentire la vista sulla città. La torre dalla forma sfaccettata è correlata da una serie di corpi bassi, chiamati Diamantini, che si pongono come elemento di continuità del grattacielo stesso. Questi ultimi edifici, come la torre, sono adibiti a uffici.Il concetto urbanistico per l’area delle Varesine, di cui la Torre Diamante è parte, è stato messo a punto da Lee Polisano dello studio di architettura Kohn Pedersen Fox, supportato dall’architetto Paolo Caputo e dagli studi di ingegneria Jacobs e ARUP. La torre si sviluppa su una base di 30×50 m. Per costruirla sono state impiegate 2.600 tonnellate di acciaio, 26mila mq di solai in lamiera grecata collaborante e 35mila mq di superficie vetrata a cellule.La Torre Diamante ha ottenuto la certificazione LEED GOLD, uno dei più alti livelli riconosciuti dal Green Building Council per edifici costruiti secondo i principi di sostenibilità ambientale. Il grande complesso, sede della Regione Lombardia, è uno degli interventi più rilevanti della riqualificazione urbanistica dell’area Garibaldi-Repubblica. Il progetto, realizzato tra il 2007 e il 2010, ha dato vita a un vero e proprio “pezzo di città” costituito da una torre di circa 161 metri e da quattro edifici più bassi ad andamento curvilineo. Palazzo Lombardia. Veduta della piazza antistante il grattacielo © Paolo Bona / Shutterstock.com I corpi bassi, ispirati ai crinali lombardi, generano un articolato sistema di spazi pubblici tra i quali si distingue la centrale Piazza Città di Lombardia. L’intero complesso ospita non solo gli uffici regionali ma anche spazi espositivi e commerciali, sale per riunioni e convegni, biblioteche e archivi, giardini, un auditorium e altri ambienti direttamente fruibili dai cittadini. Il Monumentale, più che un semplice cimitero, è uno straordinario museo all’aperto. E’ come se alcuni tra i più grandi scultori del Novecento fossero stati chiamati a raccolta per elaborare una riflessione su un tema particolarmente impegnativo come quello del la morte. Il Famedio, ossia il Tempio della Fama, l’entrata principale del cimitero.Il luogo, anche solo osservandolo dall’esterno, colpisce per le sue dimensioni; uno spazio di ben 250 mila metri quadri, una sorta di grande oasi di pace, silenzio e tranquillità. E sbaglia chi volesse immaginare questo cimitero come un luogo particolarmente triste; nella realtà, infatti, si rivela come uno spazio piacevole da visitare, popolato da segni che invitano al ricordo di chi ci ha preceduto, ricco di dettagli e particolari artistici interessanti. Il cimitero si compone di tre distinte zone: la parte centrale ospita le tombe di famiglie e personaggi cattolici, quella di destra, guardando la facciata, è riservata agli israeliti, mentre a sinistra c’è un’area destinata agli acattolici. Dal punto di vista architettonico, si possono scorgere i segni sia dello stile romanico, che di quello gotico. Lungo i viali principali, per aiutare i visitatori, sono state collocate alcune piantine che recano l’indicazione dei monumenti più interessanti. Fra questi si segnala il Famedio, inaugurato nel 1883 e collocato in cima ad una monumentale gradinata. Si presenta secondo una costruzione voluminosa in stile neo-medievale, di marmo e mattoni, dove, fra i tanti personaggi, è sepolto Alessandro Manzoni. Ma le sorprese non finiscono qui: in un viale secondario sulla sinistra si giunge alla tomba Campari, la celebre famiglia, famosa per la nota marca di aperitivi, che scelse di edificare un’Ultima cena in bronzo a grandezza naturale (anzi, un po’ di più), realizzata nel 1935 da Giannino Castiglioni. Chi volesse ammirare un’opera del grande scultore Medardo Rosso si rechi, invece, al monumento numero 325 e troverà la figura di Filippo Filippi, critico musicale e compositore vicino alla scapigliatura milanese. La tomba di Arturo Toscanini, altro monumento da non perdere, è opera dello scultore Leonardo Bistolfi; colpisce per delicatezza e drammaticità perché allude al piccolo Giorgio, il figlio prematuramente scomparso e alla disperazione dei genitori che si abbracciano. Sul fronte del monumento è ritratta una nave che raffigura il viaggio delle spoglie del piccolo da New York; come una metafora, per raffigurare il momento del trapasso.

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Come diventera’ lo Scalo Farini a Milano

Come sarà il nuovo quartiere che sorgerà intorno allo Scalo Farini? La rigenerazione dei sette scali ferroviari dismessi della nostra città (Farini, appunto, ma anche Porta Romana, Porta Genova, Greco-Breda, Lambrate, Rogoredo, San Cristoforo) è un’operazione da 1.250.000 mq. Lo Scalo Farini gioca indubbiamente il ruolo di protagonista. Farini sarà il progetto principale sia per estensione (da solo cuba 468.000 mq), che per importanza. Come molti sanno, il progetto “Agenti Climatici” (studio OMA e Laboratorio Permanente) si è aggiudicato nel 2019 il concorso per la rigenerazione urbana degli scali di Farini e San Cristoforo. Il bando è stato ribattezzato – non a caso – “Concorso Farini“. L’accordo di programma è stato sottoscritto da Comune di Milano, Regione Lombardia, FSI e Coima Sgr. Entriamo nel dettaglio. Il masterplan punta sulle bandiere della sostenibilità e del verde, sempre più attuali peraltro. E’ infatti previsto che lo Scalo Farini diventi la sede di un grande parco di circa 300.000 mq. Un polmone verde al servizio del nostro quartiere e della città intera. Il progetto vincitore ha – infatti – il suo fulcro su un grande bosco lineare destinato a raffrescare i venti caldi provenienti da sud-ovest (Limpidarium d’aria) e di depurare l’aria. Ad aggiudicarsi il Concorso Farini con il progetto “Agenti Climatici”, come detto, sono stati OMA e Laboratorio Permanente di Nicola Russi e Angelica Sylos Labini. OMA è un celebre studio di architettura olandese con sede a Rotterdam. Questi player sono stati affiancati da un team multidisciplinare di esperti. Ne citiamo alcuni. Philippe Rahm architects, per l’architettura meteorologica. Vogt Landscape Architects, per quella paesaggistica. Ezio Micelli e l’associazione culturale Temporiuso. Le società Arcadis e Net Engineering, per le problematiche concernenti le politiche urbane e i temi di sostenibilità e trasporti.

La scelta di “Agenti climatici” è stato il risultato dell’attenta valutazione di una giuria di esperti. La giuria era presieduta da Dominique Perrault. La proclamazione è avvenuta in una cerimonia che ha visto la partecipazione del nostro Assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran. Oltre a Maran erano presenti l’A.D. di Coima Sgr Manfredi Catella – tra i protagonisti della trasformazione di Scalo Farini – e il vicepresidente di Fs Sistemi Urbani Carlo De Vito. Oma e Laboratorio Permanente, presenti anch’essi ovviamente alla cerimonia, hanno così commentato. “I due nuovi parchi sono concepiti come filtri ecologici in grado di depurare l’ecosistema cittadino. In Farini una griglia urbana di verde attrezzato e spazi pubblici definisce relazioni di continuità con il contesto circostante. Farini si rende resiliente allo sviluppo economico della città prendendone in prestito i principi insediativi. San Cristoforo diventa un common ground alla scala metropolitana per la comunità umana e non“. Secondo Manfredi Catella, AD di Coima Sgr, “il sistema degli scali ferroviari composto da Garibaldi Repubblica, oggi rigenerato nel quartiere di Porta Nuova, e dallo scalo Valtellina-Farini, rappresenta una tra le più importanti riqualificazioni urbane al mondo. E’ paragonabile a Canary Wharf a Londra e alla Défense a Parigi. Siamo pronti ad avviare lo sviluppo della prima fase dello scalo, che avrà il compito di unire Porta Nuova a Farini, in un asse strategico della città che potrà continuare attraverso la Bovisa fino alle aree dell’ex Expo“. Il progetto vincitore svela un’anima ambientalista. Agenti Climatici immagina due parchi che si propongono lo scopo di mitigare gli effetti inquinanti prodotti dalla città. Esso modula gli interventi tenendo conto del fatto che i due scali (Scalo Farini e Scalo San Cristoforo) si trovano rispettivamente in un territorio asciutto e in uno irriguo. Per San Cristoforo, infatti, sarà protagonista l’acqua, con la realizzazione di un’enorme vasca di fitodepurazione, in larga parte balneabile. Per Farini si è pensato al ruolo di “filtro” naturale per l’aria della nostra città.

Ad oggi i lavori per l recupero dello Scalo Farini sono fermi. L’ area ex dogana e’ in via di riconversione. Al suo interno diversi capannoni sono stati riconvertiti in Bar, locali alla moda, spazi espositivi, e presto e’ previsto il trasferimento della accademia delle Arti di Brera.

Finanza

Italiani vivono in poverta’ e miseria

L’ Italia e’ un paese sempre piu’ povero e vecchio, impaurito e malinconico. A volerla sintetizzare in quattro aggettivi, questa è la fotografia che emerge dal 56° Rapporto sulla situazione sociale dell’Italia del Censis, presentato lo scorso 2 dicembre a Roma. Del resto, c’è poco da stare allegri e fiduciosi in un Paese dove, nel 2021, le famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta sono più di 1,9 milioni, il 7,5% del totale. In tutto 5,6 milioni di persone, pari al 9,4% della popolazione: un milione in più rispetto al 2019. Si tratta di individui impossibilitati ad acquistare un paniere di beni e servizi giudicati essenziali per uno standard di vita accettabile. Di questi, il 44,1% risiede nel Sud e nelle isole. Nel 2021 gli individui soggetti al rischio di povertà o di esclusione sociale, che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro o a rischio di povertà, o in condizioni di grave deprivazione, sono pari al 25,4% della popolazione, ovvero oltre uno su quattro. Gli individui a rischio di povertà o esclusione sociale sono per il 41,2% residenti nel Mezzogiorno (a fronte del 21% nel Centro, del 17,1% nel Nord-Ovest e del 14,2% nel Nord-Est), per il 33,9% sono appartenenti a famiglie in cui il reddito principale è quello pensionistico (a fronte del 18,4% e del 22,4% appartenenti a famiglie con reddito principale da lavoro dipendente o da lavoro autonomo) e per il 64,3% sono membri di famiglie che percepiscono ‘altri redditi’, dei quali il 56,6% si qualifica anche come individuo a bassa intensità lavorativa Infine viene nuovamente superata la soglia del 40% nel caso di individui appartenenti a famiglie dove almeno un componente non è italiano (42,2%) o dove vivono tre o più minori (41,6%) La principale fonte di preoccupazione per le famiglie italiane è la crisi energetica: per il 33,4%, e la percentuale arriva al 43% tra le famiglie in una bassa condizione socio-economica, le più colpite dall’aumento dei costi incomprimibili. Il 6,5% delle famiglie italiane era in ritardo con il pagamento delle bollette (dato in linea con la media europea) nel 2021. Ancora più numerosi sono coloro che affermano di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione: l’8,1% delle famiglie, un dato superiore di 1,2 punti percentuali al dato europeo. Il rischio, sottolinea il rapporto del Censis, è quello che aumentino sensibilmente sia le persone in povertà energetica, che non riescono a mantenere un livello adeguato di riscaldamento casalingo (l’8,8% delle famiglie italiane nel 2020) o non riescono a far fronte alle bollette con il budget familiare a disposizione (il 5,6% delle famiglie era in ritardo con i pagamenti nel 2020), sia quelle a rischio di povertà relativa o assoluta a causa della sempre più ampia quota di reddito familiare da impiegare per le spese energetiche, che sottrae risorse per il resto dei consumi. Altra paura degli italiani è la corsa dell’inflazione, che sono convinti durerà a lungo: oltre il 64% sta già mettendo mano ai risparmi per far fronte all’impatto dei rincari dei prezzi. La quasi totalità degli italiani, il 92,7%, è convinta che l’accelerata dell’inflazione durerà a lungo e che bisogna pensare subito a come difendersi Il 76,4% pensa che non potrà contare su aumenti significativi delle entrate familiari nel prossimo anno, il 69,3% teme che nei prossimi mesi il proprio tenore di vita si abbasserà (e la percentuale sale al 79,3% tra le persone che già detengono redditi bassi) e ben il 64,4% sta ricorrendo ai risparmi per fronteggiare l’inflazione. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo, ricorda il Censis, è aumentato nel primo semestre del 2022 del 6,7% rispetto al primo semestre del 2021. Nello stesso periodo, le retribuzioni contrattuali del lavoro dipendente a tempo pieno sono aumentate solo dello 0,7%. Ma l’inflazione non solo colpisce i redditi fissi o comunque tendenzialmente stabili nel medio periodo, aumenta anche la forbice della disuguaglianza tra le diverse componenti sociali: le famiglie meno abbienti si confrontano con un incremento medio dei prezzi pari al 9,8%, mentre per le famiglie più agiate l’aumento è del 6,1%, quasi quattro punti percentuali in meno. Questo divario discende dalla diversa dinamica dei prezzi dei beni (alimentari e per la casa su tutti) che pesano in particolare sul carrello della spesa delle famiglie meno abbienti. Nell’ultimo periodo, tra il 2012 e il 2021, l’andamento dei prezzi riflette le conseguenze di una fase tendenzialmente deflattiva per l’Italia (in media 0,7% annuo), caratterizzata soprattutto da una moderazione salariale che ha di fatto rimosso qualsiasi rischio di innesco della spirale prezzi-salari. Ma, secondo il Censis, gli attuali livelli di inflazione – con punte di rialzo dei prezzi dei beni alimentari intorno all’11%, senza contare gli incrementi del 50% dei beni energetici – potrebbero incidere profondamente sul potere d’acquisto delle famiglie. In questo quadro di oggettiva difficoltà, gli italiani si ripiegano su se stessi: “Una filosofia molto semplice” annota il Rapporto. “Lasciatemi vivere in pace nei miei attuali confini soggettivi’”. Una tentazione alla “passività” che si riscontra nel 54,1% degli italiani. Ma, nel complesso, 4 su 5 “non hanno voglia di fare sacrifici per cambiare”: l’83,2% non vuole più sacrificarsi per seguire gli influencer, l’81,5% per vestire alla moda, il 70,5% per acquistare prodotti di prestigio, ed è attorno al 60% la percentuale di chi non smania per sentirsi più giovane o attraente. Si frena anche al lavoro: al 36,4% non interessa più sacrificarsi per far carriera o guadagnare di più. Crescono paure nuove: ormai l’84,5% degli italiani, in particolare i giovani e i laureati, ritiene che anche eventi geograficamente lontani possano cambiare le loro vite; il 61% teme che possa scoppiare la Terza guerra mondiale, il 59% la bomba atomica, il 58% che l’Italia stessa entri in guerra. Oltre metà degli italiani, inoltre, teme di rimanere vittima di reati sebbene nell’ultimo decennio le denunce siano in calo del 25,4%, gli omicidi volontari siano diminuiti del 42,4%, così come le rapine (-48,2%) e le case svaligiate (-47,5%). Sono però aumentate, sempre dal 2012, le violenze sessuali (+12,5%) e le estorsioni (+55,2%), oltre ai reati informatici. Intanto, cresce la “quota grigia”: gli over 65 sono il 23,8%, +60% rispetto a trent’anni fa, e tra vent’anni si calcola che saranno il 33,7%. Il trend si riflette sulla scuola, ma anche sulla sanità. Si calcola che tra 20 anni tra i banchi potrebbero sedere 1,7 milioni di giovani in meno, con uno ‘tsunami demografico’ che investirà in primo luogo la primaria e la secondaria di primo grado: i 6-13enni, già nel 2032, potrebbero essere quasi 900mila in meno rispetto a oggi. E anche le immatricolazioni all’Università sono date in contrazione forte tra il 2032 e il 2042. Intanto i Neet – chi non studia né lavora – sono al top d’Europa: il 23,1% dei 15-29enni, che sale al Sud al 32,2%: la media Ue è del 32,2%. Invecchia anche il personale sanitario: l’età media dei 103.092 medici del Ssn è di 51,3 anni, tra gli infermieri è di 47,3 anni. Si stima che nel 2022-2027 i pensionamenti tra i medici saranno 29.331 e 21.050 tra gli infermieri. Dal 2008 al 2020 il rapporto medici/abitanti è passato da 19,1 a 17,3 per 10mila abitanti, mentre quello relativo agli infermieri da 46,9 a 44,4 per 10mila.