“Addio G7, benvenuto G20.” Questo era il titolo di un articolo dell’Economist sul primo vertice del Gruppo dei 20 a Washington nel 2008 che sosteneva che ciò rappresentava “un cambiamento decisivo nel vecchio ordine”.
Oggi, le speranze di un ordine economico globale cooperativo, che hanno raggiunto il loro apice al vertice londinese del G20 nell’aprile 2009, sono svanite. Ma non è nemmeno il caso di dire “Addio G20, benvenuto G7”.
Il vecchio mondo dominato dal G7 è ancora più remoto di quello di una cooperazione del G20. Né la cooperazione globale né il dominio occidentale sembrano fattibili. Dunque, che cosa possiamo aspettarci adesso? Purtroppo, “divisione” potrebbe essere una risposta, “anarchia” un’altra.[…]
Sia il momento “unipolare” degli Stati Uniti che il predominio economico del G7 fanno parte del passato. È vero, quest’ultimo è ancora il blocco economico più potente e coeso del mondo. Continua, ad esempio, a produrre tutte le principali valute di riserva del mondo. Eppure, tra il 2000 e il 2023, la sua quota nella produzione mondiale (al potere d’acquisto) sarà scesa dal 44% al 30%, mentre quella di tutti i paesi ad alto reddito sarà scesa dal 57% al 41%.
Nel frattempo, la quota della Cina sarà aumentata dal 7% al 19%. […] Per alcuni paesi emergenti e in via di sviluppo, la Cina è un partner economico più importante del G7: il Brasile ne è un esempio. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva può aver partecipato al G7, ma non può ragionevolmente ignorare il peso della Cina.
Fonte: Wall Street Journal (https://www.ft.com/content/c8cf024d-87b7-4e18-8fa2-1b8a3f3fbba1)