Immobiliare

Montichiello un piccolo gioiello della Toscana

Monticchiello è una frazione del comune italiano di Pienza, nella provincia di Siena, in Toscana.È un tipico borgo medioevale immerso nella campagna senese. Monticchiello sorge a 500 metri sul livello del mare e al 2011 vi risiedevano 202 abitanti.Il 6 aprile 1944 Monticchiello fu teatro di un importante evento della Resistenza: la cosiddetta “Battaglia di Monticchiello”. Un gruppo composto da 70 partigiani resistette combattendo a 450 soldati repubblichini, riuscendo a metterli in fuga. Durante la battaglia persero la vita Mario Mencatelli, poi onorato con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria e Marino Cappelli, catturato dai fascisti e ucciso sul posto.Per accedere al borgo di Monticchiello non si può sbagliare, c’è una sola strada che conduce al suo unico ingresso rappresentato dalla porta Sant’Agata. La porta costituisce una delle più antiche testimonianze della cinta muraria medievale di Monticchiello, cinta in parte ancora visibile grazie ad un camminamento pedonale che parte dalla porta e permette la visione dei resti e di alcune torri. La porta è stata recentemente restaurata e riportata al suo splendore assieme alla torre laterale ed ad alcuni edifici circostanti. Superata la porta si può procedere dritto e imboccare una stradina in leggera salita che porta alla Pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo. La chiesa, dalle forme gotiche e risalente alla seconda metà del XIII secolo, si propone con una ampia scalinata antistante. La facciata, realizzata in blocchi squadrati di arenaria, appare divisa in due parti, nella parte inferiore emerge un bel portale in travertino lavorato. L’interno, ad unica navata, conserva alcuni interessanti affreschi trecenteschi anche se molti di essi sono andati perduti. Sul fianco della chiesa una bella benchè semplice piazzetta alberata che rappresenta il cuore del borgo così come quella sul fianco opposto che viene utilizzata per spettacoli in particolare per le rappresentazioni del Teatro Povero (vedi curiosità). La visita può proseguire salendo nel punto più alto di Monticchiello dove un tempo sorgeva la Rocca, oggi rimane solo il Cassero senese non accessibile al pubblico.Non c’è molto altro da vedere a Monticchiello, dal Cassero si può osservare un altro tratto di mura con torri e camminamenti di ronda, oppure tornando verso la porta d’ingresso si possono percorrere alcuni vicoli e angoli caratteristici, un tour che non richiede molto tempo vista la grandezza del borgo. A Montichiello ci sono pochi ristoranti il migliore per qualita’ e prezzo e’ certamente la Taverna del Bronzone 

Economia

Italiani sempre piu’ poveri ed ignoranti

Tra mostre blasfeme e provvedimenti criminali contro l’ Italia nel lontano 2013 la  Commissione europea traccio’ un quadro molto fosco sulle abitudini degli italiani: andiamo sempre meno al cinema- questo potrebbe essere un dato positivo-, a teatro e nei musei, solo un italiano su due legge almeno un libro l’anno, non abbiamo interessi culturali, non investiamo nell’educazione… La situazione è peggiore che negli altri Paesi. E la causa non è soltanto la crisi economica…In poche parole la Commissione  europea ha fatto due piu’ due: Gli Italiani sono sempre piu’ ignoranti.Il popolo che ha ereditato la civiltà romana, che è stato culla del Rinascimento, che possiede il più vasto e ricco patrimonio artistico al mondo non legge, non va al cinema, non studia, non valorizza i suoi beni, non investe sull’educazione…

A parlare sono, nella loro cruda oggettività, i dati statistici. In particolare, è un’indagine pubblicata dalla Commissione europea basata su 26 mila interviste condotte fra i 27 Paesi dell’Unione. In sei anni sono passati dal 40 per cento al 49 per cento gli italiani che non nutrono alcun interesse culturale. Un italiano su due ha una «bassa pratica culturale», appena otto su cento hanno un interesse tra «alto» e «molto alto» per i prodotti culturali. Nel cosiddetto “indice di pratica culturale”, il 49 per cento degli italiani (il 9 per cento rispetto al 2007) ha bassa pratica, a fronte del 34 per cento della media Ue (+4 per cento rispetto al precedente).

Dati impressionanti, in cui, oltre al numero di italiani privi di qualunque interesse culturale, colpisce il peggioramento rispetto al passato e l’umiliante confronto con gli altri popoli dell’Unione europea.Entrando nel dettaglio della ricerca, il quadro si fa ancora più fosco. Emerge che in Italia si è ridotto il consumo di programmi culturali persino in Tv e alla radio (solo il 60 per cento ha detto di averne visto almeno uno negli ultimi 12 mesi, con un calo di 14 punti).Un dato, questo, che elimina o perlomeno mitiga l’alibi che la principale causa di questa apatia culturale sia la crisi economica: per seguire un programma alla Tv o alla radio non occorre tirare fuori soldi…

Giù in Italia anche tutti gli altri tipi di consumi culturali: meno 7 per cento per la lettura di libri (solo il 56 per cento ne ha letto almeno uno in un anno), meno 1 per cento per la frequentazione dei cinema, meno 8 per cento per le visite a monumenti storici, meno 4 per cento per le visite a musei e gallerie, meno 5 per cento per i concerti e per le viste alle biblioteche pubbliche, meno 2 per cento per i teatri e meno 3 per cento per balletto e opera. E anche in fatto di partecipazione attiva, quella degli italiani è molto al di sotto della media europea: il 62 per cento degli europei confessa di non partecipare ad alcuna attività culturale, percentuale che sale all’80 per cento per gli italiani. Limitato anche l’uso di Internet a scopo culturale: il 27 per cento degli italiani non lo usa mai ed un altro 20 per cento utilizza la rete non più di tre volte al mese.

Sono dati su cui dovremmo riflettere, perché un popolo che non alimenta la mente e il cuore con la lettura, l’arte, il cinema, le visite ai musei, un rapporto vitale con il suo patrimonio non può che ritrovarsi impoverito e meno attrezzato ad affrontare le sfide sociali del presente. Il nostro disinteresse per la cultura è sintomo di un malessere profondo, fa pensare a una società ripiegata su un'”esistenza minima”, priva di slanci; insinua il sospetto di un popolo chiuso, poco propenso al confronto, al dialogo, all’innovazione, problema non di poco conto in un mondo globalizzato, esposto all’immigrazione e alla concorrenza mondiale…

Sembriamo una nazione sulla difensiva, che ha rinunciato a crescere, di lottare per valori alti, ripiegata sulla “sopravvivenza”, disinteressata ad apripre gli occhi e la mente. Una nazione rassegnata (lo sono anche e soprattutto i giovani). Una nazione ignorante, insomma.. E dopo  un inutile lookdown e un bombardamento mediatico senza precedenti come sono ridotti gli italiani? Certamente stanno molto peggio del 2013.