Economia

Germania in recessione:Europa ha i giorni contati

Adesso è ufficiale: la Germania è in recessione. Secondo Destatis, l’agenzia statistica federale tedesca, nei primi tre mesi di quest’anno il PIL tedesco è diminuito dello 0,3%, contrazione che va a sommarsi al –0,5% fatto registrare nell’ultimo trimestre del 2022.
Particolarmente colpiti i consumi domestici (-1,2%), con l’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto delle persone. Ma calano anche le vendite di autovetture, che in questi anni hanno spesso trainato la crescita tedesca. E a contrarsi (di quasi il 5%) è stata persino la spesa pubblica.
Così, a ormai tre anni dallo sbarco del nuovo coronavirus in Europa, Berlino si ritrova con livelli di prodotto interno lordo ancora inferiori a quelli pre-pandemici.

Effetto contagio?

Nemmeno l’immediato futuro sembra roseo per Berlino: ad aprile il Fondo monetario internazionale stimava sul 2023 una riduzione del PIL tedesco dello 0,1%. Sarebbe la peggior performance tra le economie avanzate, dopo che proprio l’Fmi martedì ha rivisto al rialzo le aspettative di crescita britanniche da un -0,3% a un +0,4%.
Come se non bastasse, ieri l’indice di fiducia delle imprese tedesche è diminuito per la prima volta da ottobre, quando il Paese sembrava sull’orlo del precipizio della crisi energetica. Crisi che non è stata grave quanto temuto (“grazie” alla frenata della produzione industriale, ma anche e soprattutto al clima mite), ma che evidentemente continua a mettere in difficoltà i Paesi europei. In particolare quelli, come Italia e Germania, il cui sistema energetico dipende ancora molto dal gas (rispettivamente 43% e 26% del mix energetico, contro il 17% francese).

Magro bilancio

Così oggi il governo federale non può contare sulla ripresa economica per chiudere un buco di bilancio che sul 2024 stima intorno ai 22 miliardi di euro. E la prospettiva di dover ridurre la spesa pubblica non fa che accentuare le divisioni della coalizione di governo, con verdi e liberal-democratici arroccati su posizioni sempre più distanti, e che per restare aggrappati alla “coalizione semaforo” vorrebbero più soldi per i loro ministeri, non meno.
Tagli su tutta la linea, dunque? Quasi. A fare eccezione sarebbe la Difesa, dal momento che Berlino vorrebbe rispettare gli impegni presi con la Zeitenwende, la “Svolta epocale” annunciata da Scholz dopo l’invasione russa dell’Ucraina, di portare il bilancio della difesa al 2% del PIL. E di chi è il ministero della Difesa? Dei socialdemocratici.
Tempi di austerity, dunque, per uno dei Paesi più “austeri” dell’Unione europea. Ma non c’è Schadenfreude che tenga: tirare la cinghia in Germania non farà bene a nessuno.